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45° all'ombra..."di una cella"  

 

Tempo di vacanze, tempo di mare, sole, montagna…tutti cercano (quelli che possono, naturalmente) di “evadere” in qualche modo dal caldo umido, asfissiante che si sperimenta nelle città e che impedisce di respirare

Tra i dimenticati dell’estate figurano gli anziani, gli handicappati, in modo particolare i carcerati.

Il carcere, (i.e. coloro che ci vivono) è veramente una realtà dimenticata anche d’inverno, ma d’estate la dimenticanza diventa davvero insopportabile.

Cosa possa significare un caldo che raggiunge i 45 gradi dentro una cella di pochi metri quadrati che devi condividere con altre persone? E’ difficile concepirlo se non (Dio non permetta) l’hai sperimentato!

 

 

L'inferno di Poggioreale 

Quando poi si pensa al Carcere di Poggioreale e allora non sembra esagerata la metafora “inferno” applicata al carcere più sovraffollato d’Europa. (Su una capacità di accoglienza di 1100 detenuti la media è sempre di 2300.)

Ricordo che, appena eletto, il Ministro Castelli visitando il Carcere di Poggioreale aveva detto ai giornalisti: “L’inferno di Poggioreale finirà!” (?!)

Sono passati un pò di anni ma non sembra che qualcosa sia cambiato a Poggioreale.

22 ore su 24 chiusi dentro non è uno scherzo. Quando poi la c.d. “società civile” ti vuole rinchiudere per aver tagliato qualche albero o per aver abbandonato il tuo cane ad agosto o per aver fotocopiato un libro per intero e allora è veramente troppo!

Gli avvocati penalisti di Napoli hanno pubblicato recentemente un libro “Il carcere dimenticato” dove insieme a contributi di eminenti personalità che operano in quest’ambito c’è la raccolta dei dati statistici che riguardano i carceri della Campania. Davvero un libro che tutti dovrebbero leggere e meditare!

 

Il carcere dimenticato 

Dall’introduzione del libro, che tiene conto dei dati statistici, scritta dall’avv. Riccardo Polidoro risulta che nel Carcere di Poggioreale:

 

-         “La mancanza di spazi sufficienti, una sola ora d’aria la mattina ed una di pomeriggio, la vita comune in stanze anguste per il numero di occupanti, i servizi igienici precari condivisi con un numero elevato di persone, a ridotta possibilità di usufruire di docce, costituiscono un grave pregiudizio per la salute.

-         I detenuti costretti per l’intera giornata nelle celle, o comunque in spazi angusti, assumono con il passar del tempo abitudini da animali in gabbie. Passeggiano velocemente, si voltano automaticamente e riprendono a camminare, tutto ciò in un brevissimo arco temporale.

-         La visita medica è effettuata al momento dell’ingresso. Successivamente ogni qual volta sia ritenuta necessaria dal sanitario o richiesta dal detenuto. Manca una frequenza di visite sanitarie di controllo. In pratica, dopo il controllo iniziale, s’interviene solo per necessità.

-         Dal punto di vista igienico-sanitario va poi rilevato che riteniamo difficile garantire un sufficiente grado d’igiene e la non-nocività dei cibi, se gli stessi sono conservati e cucinati in un unico ambiente dove convivono, conservati per n’intera giornata, anche sedici persone. Se nello stesso luogo vi è poi un unico servizio igienico, che servirà per i bisogni corporali, per lavare il corpo e necessariamente anche le stoviglie.

-         Lo Stato che giustamente si preoccupa dell’igiene negli Ospedali, nelle Scuole ed in altre strutture pubbliche, perché dimentica il carcere e consente, laddove dovrebbe impartire lezioni di legalità, che si consumi una situazione di abbrutimento?

-         Abbrutimento del corpo e della mente. Nelle condizioni in cui “sopravvive” Poggioreale la TV color, che è posta in ogni stanza, rappresenta l’unico reale mezzo che possa giungere davvero ad ogni recluso. Il detenuto non vuole e non può sottrarsi all’ordinaria programmazione che contribuisce, soprattutto perché mancano indicazioni al riguardo, a reprimere qualsiasi pur larvata possibilità di un minimo recupero.

-         Perché allora non prevedere delle attività culturali a circuito chiuso che possano coinvolgere l’intera popolazione del carcere? La televisione come strumento di diffusione di qualcosa di diverso dalla programmazione ordinaria che, al contrario, contribuisce ad alimentare sotto-cultura.

-         Il rapporto con la famiglia è, poi, fortemente penalizzato. Da un calcolo effettuato sui dati acquisiti è emerso che, con riferimento ad un affollamento medio, vengono effettuati 500 colloqui al giorno.

-         Per poter organizzare tale attività è istituita un’enorme stanza dove i detenuti, in media venti alla volta, parlano o meglio urlano, ai familiari – posti dall’altro lato di un tavolo – i loro affetti e le loro esigenze, per un tempo che è di circa un’ora. La riservatezza è garantita dall’enorme frastuono.

-         Il rapporto fra il numero di educatori presenti ed i detenuti è a Poggioreale di uno a 400. Dato che non ha necessità di alcun commento. Eppure sono 13 anni che non viene bandito un concorso per tale qualifica. In altri Istituti il numero è altrettanto insufficiente, mentre nella Casa Circondariale di Sala Consilina manca del tutto la figura dell’educatore, con visita due volte al mese di un esterno.

-         Dalla nostra ricerca è emersa anche l’inesistenza di Consigli di aiuto sociale, con un’unica eccezione per quello istituito solo recentemente dal presidente del Tribunale di Torre Annunziata.”

   

L'impegno del volontariato 

Questi dati dovrebbero spingere tutti, ma specialmente il mondo del volontariato che opera nel campo della giustizia a prendere posizione e operare perché questa realtà “dimenticata” diventi priorità per una società che voglia considerarsi ancora “civile”.

Per concludere vorrei rimandare il lettore alla versione integrale dell’introduzione  del suddetto libro scritta dall’avvocato Riccardo Polidoro.

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Don Bruno Oliviero