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Salviamo la Legge Gozzini

 

Allarme sovraffollamento nelle carceri

E’ di questi giorni l’allarme sovraffollamento nelle carceri lanciato dal Direttore del DAP, dott. Ettore Ferrara. Il dato più inquietante è la crescita vertiginosa di stranieri: “I detenuti stranieri sono 20.123 su un totale di 53.700 reclusi. Negli anni ’90 i detenuti stranieri rappresentavano il 15%, mentre oggi rappresentano ben il 39% del totale. Il ritmo di crescita è tale che sulle 94 mila persone che lo scorso anno sono entrate negli istituti penitenziari, "circa il 50% era costituito da stranieri. È un problema con il quale bisogna confrontarsi se vogliamo dare alle strutture la possibilità di funzionare". Il 70 per cento dei detenuti stranieri proviene da otto paesi: Romania, Albania, Marocco, Algeria, Nigeria ed ex Jugoslavia. Secondo Ferrara, l’effetto dell’indulto si è già esaurito da tempo e ci si sta rapidamente avvicinando alla soglia dei 62 mila detenuti [a fronte di una capienza teorica di 43 mila] che nel luglio del 2006 convinse il parlamento ad approvare l’indulto”.

 

Il problema Immigrazione

Questo dato ci riporta al problema “immigrazione” che tanta preoccupazione sta suscitando in Italia. E’ un problema immane: Migliaia di persone che, con mezzi di fortuna, rischiando la vita, lasciano i loro paesi d’origine per cercare nuove possibilità nei paesi più industrializzati. E’ un problema globale! Nessuna nazione da sola può riuscire a risolverlo.

 

Il Carcere non è la soluzione

Il Governo è alla ricerca disperata di un modo per controllare l’ingresso di immigrati clandestini che fuggono dalla miseria dei loro paesi: l’incontro del premier Berlusconi con il premier Libico Gheddafi; la volontà del governo di creare nuovi CPT che assomigliano sempre più a carceri; fino a considerare l’immigrazione clandestina un reato punibile penalmente con il carcere…

Quando penso a questa tragedia e all’inadeguatezza nell' affrontarla da parte dei vari, governi dell’occidente opulente, mi viene sempre in mente una scena del film “Quo Vadis”. Il grande attore Peter Ustinov, nel film impersona magistralmente l’imperatore Nerone e il suo totale scollamento dalla realtà. Difatti, dopo aver fatto incendiare Roma si rende conto che la folla, per sfuggire al fuoco, cerca di abbattere i cancelli che difendevano la sua reggia. Dispiaciuto e preoccupato per l’invasione che vede ormai imminente (i cancelli stanno per cedere sotto la pressione della plebe), domanda a Petronio, suo fidato consigliere, la ragione per cui la folla cerca di abbattere le barriere che difendono la sua casa. Petronio risponde che le persone cercano di fuggire dal fuoco perché non vogliono morire; a questo punto Nerone risponde con una domanda che ti lascia senza parole: “Perché non vogliono morire?”

Ecco, a volte, è questa la domanda che percepisci, attraverso mille sfaccettature, nei commenti della gente comune che colpevolizza lo straniero ritenendolo responsabile dell’andamento economico negativo della propria nazione, negli articoli dei giornali e nei talk show televisivi, nell’inadeguatezza e rozzezza di alcune risposte governative che cercano di arginare il problema, ben sapendo che la soluzione ha bisogno di un respiro e di una responsabilità globale.

 

Benedetto XVI e la "Sfida Globale"

E’ veramente profetico quello che il Santo Padre Benedetto XVI dice quando individua nella solidarietà la grande sfida globale del nostro millennio: “Soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo, quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma, anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali…il sapere scientifico e tecnologico…”(Angelus 11 -11 07) 

Per questo il tema da lui scelto per la Giornata mondiale della Pace che si celebrerà il 1° gennaio prossimo, è "Combattere la povertà, costruire la pace”. Nel suo messaggio alla FAO dello scorso 2 giugno, in occasione del Summit a Roma su “La sfida dei cambiamenti climatici e delle bioenergie", il Papa si domandava: “Come si può rimanere insensibili agli appelli di coloro che, nei diversi continenti, non riescono a nutrirsi a sufficienza per vivere?”. Nella Costituzione Gaudium et spes, si afferma che “lo scandalo della povertà manifesta l'inadeguatezza degli attuali sistemi di convivenza umana nel promuovere la realizzazione del bene comune” (GS. n.69).

Nelle intenzioni del Sommo Pontefice questo dovrebbe rendere “ necessaria una riflessione sulle radici profonde della povertà materiale, quindi anche sulla miseria spirituale che rende l'uomo indifferente alle sofferenze del prossimo”. 

 

Salviamo la Legge Gozzini

Quello che la Costituzione Gaudium et Spes dice riguardo alla “inadeguatezza degli attuali sistemi di convivenza umana nel promuovere la realizzazione del bene comune” mi sembra davvero attuale per quello che sta succedendo oggi nell’ambito del penale. La Legge cosiddetta Gozzini fu realizzata per concretizzare il comma 3 dell’art. 27 della Costituzione che recita così "…Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato…". La legge Gozzini (la n. 663 del 10 ottobre 1986), è una normativa sull’ordinamento penitenziario, ma soprattutto "sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà" che introdusse nella legge organica sulla detenzione (la n. 354 del 1975) una serie di premi per chi, condannato a pene sotto una certa soglia, dava concreti segnali di volontà di redenzione. Si tratta di misure di reinserimento e clemenza che vanno dal permesso premio, all’affidamento in prova al servizio sociale, alla detenzione domiciliare, fino alla semilibertà in prova e alla liberazione anticipata. Adesso dopo 30 anni di sperimentazione, questa legge, nel suo impianto sostanziale, si è rivelata validissima tanto da ridurre la recidiva dal 70% fino al 20%.

 

Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce

Il Presidente della Commissione Giustizia al Senato, Filippo Berselli (An), ha presentato nei giorni scorsi un disegno di legge che ridimensiona sensibilmente i benefici di legge e gli sconti di pena per i detenuti. Sei articoli per cancellare la legge Gozzini.

Questo disegno di legge è un vero "tzunami", dopo l’indulto da molti considerato come un terremoto.

In realtà l'indulto aveva riportato nella normalità e nella civiltà la convivenza nelle carceri, sia per i detenuti sia per gli operatori penitenziari, primi fra tutti gli agenti del corpo di Polizia Penitenziaria.

“L’emergenza sicurezza”, ben amplificata dai Mass Media, ha certamente dei fondamenti in alcuni fatti criminosi esecrabili che gridano giustizia. Mi riferisco qui ad alcuni fatti di cronaca nera di cui si sono resi protagonisti personaggi che usufruivano dei benefici della Legge Gozzini.  

Cari Amici, una domanda, però, rimane bruciante per chiunque abbia veramente a cuore la sicurezza dei cittadini e il recupero di coloro che hanno commesso dei reati: è mai possibile che, per una decina di reali fallimenti,  migliaia e migliaia di successi debbano essere azzerati?

Perché non migliorare la legge Gozzini, invece di distruggerla?

Per questo faccio mio l’appello lanciato dalla rivista “Ristretti Orizzonti” per salvare la legge Gozzini. Vai all’Appello >>>

Così come anche l'appello della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia. Vai all'appello >>>

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Don Bruno Oliviero