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Il Santo Padre Benedetto XVI  

e la "società liquida"

 

Erano circa le 18.00 di martedì 19 Aprile e avevo appena concluso la catechesi al Padiglione Genova. Entrato nell’ufficio dei Cappellani, mi rendo conto del continuo scampanellio delle campane della vicina Chiesa. Prima della Santa Messa sempre le campane si fanno sentire ma quella sera suonavano con un’insistenza insolita… poi un lampo nella mente: il Conclave, il Papa!

Nell’uscire, poco dopo, dal Carcere mi aggiornano:

Padre Bruno, hanno eletto il nuovo Papa hanno scelto il Cardinale Ratzinger.

Immediatamente ho pensato: è un dono di Dio! È il Papa della Fede!

Mentre ritornavo a casa ripensavo all’omelia (leggi il testo integrale) fatta dal Cardinale Ratzinger, ora Benedetto XVI, durante la S. Messa pro eligendo romano pontificenella quale aveva delineato l’identikit del nuovo Papa di cui la Chiesa, dopo il Santo Padre Giovanni Paolo II  il Grande, aveva bisogno:

un Santo Papa con una “Fede chiara” che “non ci lasci in balia delle onde”!

 

  Le "onde" del relativismo

“quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero…La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore”

Così affermava Il futuro Papa Benedetto XVI nella sua omelia, e trovava il rimedio nell’invito Paolino a non rimanere come “bambini messi in agitazione da ogni nuova idea, portati qua e là come dal vento” (Ef. 4,11 ss) ma a camminare verso “…l’unità, con la stessa fede e con la stessa conoscenza del Figlio di Dio; finchè saremo giunti alla perfezione , a misura dell’infinita grandezza del Figlio di Dio che riempie l’universo.” (Ef. 4 13ss)

“più precisamente – aggiungeva Il Card. Ratzinger – dovremmo, secondo il testo greco, parlare della ‘misura della pienezza di Cristo’, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede.”

 

Il relativismo è all'origine della "società liquida"

  Appena qualche giorno prima avevo letto una relazione del Prof. Mario Pollo, docente di pedagogia sociale dell’università Pontificia Salesiana e della LUMSA, tenuto in occasione del Consiglio Pastorale Nazionale dei Cappellani di Carcere. (Roma 23-24-25 Novembre 2004), il quale seguendo il sociologo Z. Baumann definisce la “seconda modernità” come una “società liquida,” intendendo con quest’espressione il “risultato”, che un’insieme di fenomeni culturali ha prodotto in essa. (leggi il testo completo)

Per società liquida si intende una società priva di qualsiasi fondamento valoriale “solido” condiviso da tutti. L’accelerazione della liquefazione dell’attuale società definita post-modernità ha la sua origine sull’orientamento impresso alla società dal ruolo egemonico che l’economia ha assunto nella prima modernità. Lo sviluppo dell’economia esigeva l’eliminazione di qualsiasi realtà che rimandasse a qualcosa di “stabile”, di “solido”, di “eterno” che sarebbe stata d’intralcio all’espansione del potere economico. L’emarginazione del “sacro” e della “tradizione”, intesa come sedimento del passato nel presente, era per questa ragione inevitabile.

 

  L'identità personale "liquida"

Nella post-modernità si sono aggiunti l’influenza che i mass media elettronici e l’immigrazione hanno avuto sull’immaginazione – grande protagonista del soggettivismo moderno – a livello personale e collettivo.

L’immaginazione, lasciando il mondo proprio dell’arte, del mito etc, ha assunto un ruolo fondamentale nella costruzione della personalità. 

La costruzione dell' “io” non può prescindere dalla percezione dell’ “altro”. Ma quando l'immaginazione della persona è immersa nel mondo virtuale dei media, l’altro non è più la concreta persona che ti vive accanto e con la quale ti incontri tutti i giorni, ma sono i personaggi televisivi, dei talk e reality show, delle fiction... Per questo nella sua relazione il prof. Pollo afferma: “Questo indebolisce indubbiamente la possibilità di stabilire un contatto con l’altro reale offrendo in cambio la possibilità di un contatto esteso con il simulacro dell’altro. Se l’alterità è un simulacro anche l’identità diviene un simulacro. Perdere il contatto con l’altro significa perdere il contatto con se stessi”.

Si aggiunga a questo il fenomeno della “complessità sociale” che ha frantumato la cultura sociale organizzandola non più intorno ad un centro simbolico condiviso da tutti ma intorno ad una pluralità di centri che forniscono pluralità di valori non più assoluti ma relativi e precari e allora si ha, come ricaduta sulla personalità, “un’identità personale frammentata, composita in continua evoluzione, ambivalente, contraddittoria e mai compiutamente raggiunta” , che viene proposta come un modello all’altezza dei tempi.

 

l"identità collettiva "liquida"

Le migrazioni di massa sono un fenomeno antico, ma nella post-modernità questo fenomeno intrecciandosi con la tecnologia dei media contribuisce, a livello sociale, ad approfondire la liquefazione della società. A questo riguardo il Prof. Pollo così continua: “Questo fenomeno è leggibile in particolare nell’esperienza della de-territorializzazione, che è sperimentata dalle grandi masse di persone che emigrano dal loro luogo di origine alla ricerca di un lavoro, e che si esprime nell’incapacità da parte di queste persone di elaborare un senso di appartenenza forte nei confronti del luogo in cui vivono.”.

In altre parole i mass media elettronici, televisione interattiva, telefonini di ultima generazione, e soprattutto Internet, permettono agli immigrati, in qualche modo, di essere in un luogo ma nello stesso tempo di essere altrove. I media permettono agli immigrati di continuare a vivere in “modo virtuale”nel loro paese di origine. Questo è senza dubbio un aspetto che ha delle ricadute positive, ma la domanda che gli studiosi si pongono, scrive il Prof. Pollo, “è se questo ordine post-nazionale riuscirà a creare alcune convenzioni minime intorno ad alcune norme e valori, senza per questo chiedere l’adesione ai principi della tradizione democratico/liberale della modernità occidentale. Per ora questo processo, negoziabile, è ben lungi dall’aver prodotto risultati apprezzabili, e in questa fase storica la violenza e la barbarie sembrano espandersi nel mondo prive di un efficace controllo.”.

 

La radice profonda della "liquefazione" : il peccato!   

Ma per noi cristiani, la “liquidità”, che affligge l’identità delle persone e delle società che vivono nell’era della seconda modernità, - e che influenza in qualche modo anche i cristiani che pur “non essendo del mondo” devono, inevitabilmente, interagire con il mondo nel quale vivono - , non è solo e soprattutto il risultato di fenomeni sociologici ma trova le sue radici ad un livello più profondo.

La causa fondamentale è la “mancanza di percezione” (= Fede) del “Fondamento” sicuro e saldo che è Dio. Fondamento sul quale costruire la vita del singolo e della società. Una persona o una società che per il peccato personale e strutturale è incapace di percepire questo “Fondamento” deve fare i conti con le “sabbie mobili" delle ideologie umane che, in nessun modo possono “sostenere” lo sviluppo della vita fino alla sua pienezza... L’angoscia procurata dalla percezione di “essere travolti” dalle onde di una società liquida che non ha nessun fondamento solido, origina un malessere oscuro, un “mal di vivere” che grava come uno spettro sulla vita e rende brutte e insoddisfacenti le esperienze più belle.

Come conseguenza la persona avverte un senso di “insicurezza”, che rende incapaci di vedere la realtà nella sua verità, che rende incapaci di scegliere, di decidere con libertà, un’indecisione che lacera il cuore. Tutto questo poi produce un senso di tristezza, di disperazione, di depressione, d’apatia che soffoca ogni speranza , ogni desiderio ed entusiasmo per la vita.

 

Un dono dello Spirito Santo

Non è quindi un dono di Dio, Il Santo Padre Benedetto XVI ?

Come non riconoscere la presenza dello Spirito Santo, che in ogni epoca non fa mancare il Giusto e Santo Pastore capace di guidare il popolo di Dio ai “pascoli di vita”?

Infatti, nella sua omelia così continua il Card. Ratzinger: “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’ appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”

Le indicazioni fornite dal Santo Padre Benedetto XVI non sono solo il rimedio – indicato ai cristiani - per superare lo stallo di una fede “fanciulla”, ma nello stesso tempo esse sono un’esortazione a tutta la società perché non emargini Dio e i valori morali assoluti basati sull’etica naturale, dalla vita sociale, culturale ed economica che, anche in società laiche, dove gli ambiti religiosi e civili sono nettamente distinti, non possono che apportare sicurezza e stabilità alla convivenza civile.

 

La fede adulta

“Noi, invece, - continua Il Santo Padre - abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. E’ Lui la misura del vero umanesimo. ‘Adulta’ non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo.

E’ questa amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana… la carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come un cembalo che tintinna’”

E nell’omelia celebrata sul sagrato della Basilica di  S. Pietro, domenica 24 Aprile durante la S. Messa che ha segnato l’inizio del suo Pontificato, ha ricordato e riaffermato le parole che S.S. Giovanni Paolo II pronunciò all’inizio del suo Pontificato nel 1978: “Aprite le porte a Cristo, non abbiate paura. Aprite le porte anzi spalancate le porte a Cristo, Redentore dell’uomo.”

 

  Il Signore dona a Pietro la "chiave" della "Solidità"

    “Tu sei roccia, e a te darò le chiavi del Regno dei cieli”.

Questo disse Gesù a Pietro dopo aver ricevuto la testimonianza di fede del Capo degli Apostoli: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. (Mt. 16,19).

Tra i tanti significati di queste parole di Gesù riguardo al “potere” delle chiavi, riempie di gioia scoprire che in Gesù attraverso la Chiesa presieduta da Pietro, Vicario di Cristo, ci viene data la “chiave” della “solidità” : la fede adulta!: “Tu sei Roccia …”

Come in Pietro l’uomo vede cancellata in radice l’esperienza della “liquefazione” della propria personalità, perché nella liberazione dal peccato operata da Gesù egli sente nel più profondo del suo essere la voce del Padre che gli dice: In Gesù Cristo anche “Tu sei il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mc 1,11).

Don Bruno Oliviero

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