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Giustizia, Diritti,

Solidarietà e Gratuità nel nostro tempo

Terza Assemblea Nazionale del Volontariato Giustizia 

Roma 21-23 Ottobre 2004

 

 

Giustizia e Diritti in carcere 

Sono stati tre giorni d’intenso lavoro, relazioni, incontri. La presenza di grandi personalità provenienti delle Istituzioni, dagli Enti locali, dal mondo del Volontariato Nazionale ed Internazionale hanno reso la terza Assemblea del Volontariato Giustizia estremamente interessante. La prima giornata si è svolta all’interno del Carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. Una struttura Carceraria all’avanguardia nel campo del trattamento. Il tema era Giustizia e diritti in Carcere. 

Molti Cittadini detenuti hanno potuto comunicare le loro esperienze che, fondamentalmente, esprimevano il desiderio di riconciliarsi con la società civile e rientrare a pieno titolo in essa.

 

Nel corso degli interventi si è evidenziato come il sovraffollamento e la mancanza di fondi mettono in forse alcuni dei diritti fondamentali dei cittadini detenuti:

-         Il diritto alla salute: mancano le medicine, non ci sono dottori: “Sarebbe più facile incontrare il Santo Padre che ottenere una visita dal Cardiologo” ha detto qualche cittadino detenuto

-         Il diritto all’educazione

-         Il diritto al lavoro

 

Il Dott. Sebastiano Ardita, Direttore generale dell’area Detenuti e trattamento del D.A.P. (Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria) ha chiaramente sottolineato come il carcere non può più considerarsi l’unica risposta al crimine per due ragioni: il primo motivo è perché non è giusto punire con il carcere reati che possono essere puniti con altre forme di sanzione: lavoro a favore della società civile, risarcimento pecuniario, etc. la seconda ragione è che il carcere così com’è adesso non funziona. Assomiglia di più a una “scuola del crimine” che a una “scuola di recupero”.  Il dott. Ardita ha ricordato che quando lavorava come pubblico ministero l’unica sua preoccupazione era condannare gli autori dei reati. Da quando è diventato responsabile dell’area trattamentale si è reso conto che coloro che sono ospitati negli Istituti di pena Italiani sono per la maggior parte persone disagiate: una delle affermazioni più importanti è stata la chiara condanna della violenza: “La violenza non porta che violenza, la giustizia intesa come ripagare il male con il male non funziona: occorre trovare un’altra soluzione!”

 

Giustizia e Solidarietà nel nostro tempo

  Il secondo giorno dall’Assemblea è stato dedicato al tema della giustizia e solidarietà nel nostro tempo.

Stefano Trasatti di “Redazione Sociale” è stato il moderatore del secondo giorno: Prima di introdurre i differenti Relatori, ha reso noto che l’ informazione sulla realtà carceraria è rara perché non fa notizia, e citando il dott. Alessandro Margara, (ex Direttore del DAP) ha aggiunto che almeno il 70% dei detenuti non dovrebbero essere in prigione perché : “Continuiamo a incarcerare la povertà”

Marco Bertotto di “Amnesty International”,   ha cercato di rendere consapevole l’assemblea di una triste realtà del nostro tempo: “La minaccia del terrorismo internazionale induce I governi a restringere i diritti dei cittadini per la sicurezza nazionale, ma la verità è esattamente l’opposto: più i diritti dei cittadini e dei popoli sono assicurati più sicurezza nazionale e internazionale è assicurata.”

Flavio Alberti, Presidente dell’Associazione “Un Ponte per…”, ha affermato: “La situazione in Irak è davvero drammatica ma che non possiamo lasciare gli Iracheni da soli. Dobbiamo aiutarli anche se dovesse essere pericoloso. Ha ricordato e ha ringraziato tutti coloro che si sono adoperati per la liberazione delle due Simona.”

Il dott. Emilio Di Somma, Vice Presidente del DAP nel suo intervento ha ricordato che “L’Ordinamento Penitenziario Italiano è uno dei migliori e che da molte parti del mondo vengono inviati delegati per approfondirne la struttura. Il problema è la difficoltà nel metterlo in pratica sia a causa del sovraffollamento sia per mancanza di soldi. Il carcere dovrebbe essere l’estrema ratio: la verità è che almeno il 70% dei cittadini detenuti sono in prigione per la mancanza di solidarietà da parte della società nel momento giusto. Una delle sfide più importanti è aiutare i cittadini detenuti al momento dell’uscita: se i detenuti non trovano un lavoro è inevitabile che ritornino in Prigione”

Anita Morhard dell’Associazione “E.A.P.N” (Rete Europea delle Associazioni di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale) : ha affermato che “L’E.A.N.P. vuole cooperare con tutte le associazioni e le organizzazioni non governative per sradicare la povertà. Bisogna fare in modo che ogni persona in questo mondo abbia l’opportunità di sviluppare la sua personalità, abbia il diritto alla salut,e all’educazione e al lavoro. La vita delle persone viene prima dell’economia”

Don Albino Bizzotto dell’Associazione “Beati Costruttori di Pace”, intervenendo nel dibattito ha affermato che “per quanto possa sembrare strano, quando I governi prendono in esame la sicurezza, pensano alla violenza: se si parla di Sicurezza Europea si pensa all’esercito degli Stati Uniti D’Europa; se si parla della sicurezza nazionale si pensa alla polizia. E’ un problema di ordine culturale. Se si potesse esprimere la propria opinione, sicuramente trovereste tanta gente che è contraria alla Guerra, ciononostante in materia di sicurezza queste stesse persone vi direbbero che l’unico modo per ottenerla è la… violenza. Nessuno ha mai pensato di risolvere i conflitti familiari con le armi, eppure l’unico modo per risolvere i conflitti internazionali è attraverso la violenza. Noi dovremmo vedere gli eventi bellici dalla parte della gente che paga i costi della guerra: in Serajevo durante il secondo anno di Guerra c’erano 30.000 persone sotto le bombe senza cibo, acqua, elettricità ecc.

La non-violenza ha dimostrato di essere un incredibile strumento di lotta contro le ingiustizie. Il problema è che la vendita delle armi serve a mantenere lo standard di vita dei paesi occidentali. La questione fondamentale è: la gente è al servizio delle Istituzioni o sono le Istituzioni che dovrebbero essere al servizio della gente?”

Claudio Messina, Presidente Dell’Associazione S. Vincenzo de Paoli ha detto: “le persone contano meno dei beni materiali, soprattutto quando sono escluse dai circuiti del profitto. Fame, sete, indigenza totale, maltrattamenti, malattie, morte precoce colpiscono la stragrande maggioranza dei nostri simili, ma dalle civiltà opulente arrivano solo le briciole dei loro lauti banchetti. I già esigui aiuti internazionali è stato dimostrato che talvolta celano affari vantaggiosi in massima parte per chi li concede e per i governi corrotti che li ricevono. L’Italia non brilla in generosità, anzi, pare che sia all’ultimo posto nell’Unione Europea… La San Vincenzo De Paoli si conferma oggi, dopo ben due secoli, nello spirito della condivisione, della solidarietà e della giustizia, che in sintesi si chiama Carità, esaltandone il valore assoluto della gratuità che, oltre a essere un dovere per tutti i cristiani, è la vera essenza del volontariato.”

 

 

Paolo Letta dell’Associazione “Emergency”, ha ricordato che  “la nostra organizzazione è da sempre impegnata nella diffusione di una cultura della Pace in tutto il mondo.”

Don Luigi Ciotti Presidente del ‘Gruppo Abele’, ha cominciato il suo intervento prendendo in considerazione gli aspetti positivi della congiuntura storica che stiamo vivendo. “Dalle ultime statistiche elaborate dal dott. Frisanco della Fivol è stato accertato che il numero dei volontari che operano nel campo della giustizia sono circa 8000. Questo vuol dire che molte più persone stanno comprendendo l’importanza di lavorare insieme per aumentare la qualità della vita per tutti.

Vorrei approfittare di questa occasione per darvi alcune suggestioni che potrebbero aiutare a rendere più efficace il nostro impegno quotidiano:

-         Dobbiamo ogni giorno rivisitare e rinnovare le motivazioni che ci spingono all’impegno. E dalle nostre motivazioni che nasce l’energia per andare avanti.

-         Dobbiamo essere umili e non dare mai niente per scontato.

-         Dobbiamo essere coscienti dei nostri limiti.

-         Dobbiamo essere capaci di distinguere I peccati dai peccatori.

-         Assistiamo oggi al tentativo di abbassare l’età della punibilità, di dare sentenze più lunghe, di rendere il carcere sempre più l’unica risposta al reato, di guardare agli immigrati come a criminali, etc. Per questo dobbiamo impegnarci nel campo della cultura.

-         Dobbiamo stare attenti alle parole. Le parole potrebbero essere usate per ingannare.

-         Dobbiamo collegare di nuovo le parole alla vita.

-         Dobbiamo dare la possibilità a tutti di esprimersi.

-         La Chiesa deve essere profetica altrimenti non è Chiesa. Mons. Tonino Bello era solito dire che nella Chiesa  molte parole non sono seguite dai fatti, e molti fatti non sono seguiti dalle parole.

-         La Partecipazione e la democrazia sono molte importanti nel nostro mondo, dobbiamo difenderle.

-         L’impegno politico è importante: il Santo padre Paolo VI era solito dire: che l’impegno politico è la più alta forma di carità.

-         Il Governo dice che non ci sono soldi per le pensioni, per I poveri, per i progetti a favore delle persone disagiate. Noi non siamo d’accordo perché costatiamo che ci sono soldi per la guerra. Non ci sono soldi per la vita ma ci sono soldi per la morte!

-         Non abbiamo bisogno di più carceri. Molto è stato detto riguardo al carcere come estrema ratio, ma niente è stato fatto! Nessuno dovrebbe morire in carcere. Le prigioni dovrebbero essere trasparenti.

Gesù Cristo non ha detto: Se voi ascoltate la mia parola siete nella verità, ma ha detto esattamente il contrario: Se voi siete nella verità ascolterete la mia parola! Non basta ascoltare la parola di Gesù, bisogna metterla in pratica! Non ci dovrebbero essere discriminazioni tra coloro che, pur appartenendo ad aree culturali differenti, lavorano insieme negli stessi cantieri della speranza.”

Renato Frisanco della FIVOL ha parlato all’Assemblea sui fattori di rischio della situazione contemporanea:

1)      “La drammatica situazione delle carceri Italiane: sovraffollamento, mancanza di strutture adatte, problemi legati alla sanità, discriminazione tra I cittadini detenuti, l’abuso della custodia cautelare: il segno più drammatico di questa situazione è l’alto numero di suicidi in. La privazione della libertà dovrebbe bastare: perché allora questa violenza addizionale!

2)      Il livello di repressione nella nostra società sta aumentando: sembra non ci sia altra risposta al reato che il carcere. Se una persona maltratta il suo gatto perché invece di mandarlo in carcere non lo si manda a lavorare gratis in un’associazione animalista

3)      La povertà è in aumento

Cosa possiamo fare?

-         Il Volontariato deve riflettere su se stesso, riflettere su cosa sta facendo e come lo sta facendo.

-         Il Volontariato deve denunciare tutte le ingiustizie riscontrate. 

-         Il Volontariato deve avere più coraggio e immaginazione per trovare soluzioni ai problemi

-         Il Volontariato deve lavorare in rete con tutti coloro che condividono i nostri valori.

 

Giustizia e Gratuità del futuro

Nel terzo giorno dei lavori Il Professore Luciano Eusebi, Docente di Diritto Penale all’Università Cattolica di Piacenza,  ha messo a confronto due concezioni della Giustizia. La prima intesa come reciprocità, nel senso che “è giusto, in quest’ottica, che colui il quale abbia fatto del male riceva del male. La centralità del carcere risponde a questa concezione della giustizia. Nell’ambito penalistico, si è soliti ritenere che più dura si configuri la ritorsione nei confronti delle condotte illecite (finalizzata a intimidire i consociati e a neutralizzare chi abbia trasgredito la legge), e più efficiente risulterebbe la prevenzione; dimenticando che gli ordinamenti più solidi in termini preventivi sono quelli fondati non già sull’esercizio della forza, ma sulla capacità di mantenere elevata l’autorevolezza delle norme, vale a dire la loro capacità di aggregare – anche attraverso il carattere dialogico delle risposte sanzionatorie, inteso al recupero de loro destinatari – l’adesione per convincimento dei cittadini, il loro consenso, ai precetti giuridici. Ne deriva un’alternativa di fondo: fra l’immagine corrente della giustizia come luogo dello scontro, o della lite, ove il dialogo viene reciso radicalizzando attraverso ritorsioni legalmente sancite le fratture, più o meno profonde, che abbiano lacerato i rapporti intersoggettivi, e un’immagine alternativa della giustizia ( quella cosiddetta ‘Riparativa’) come composizione di simili fratture, come luogo, cioè, che senza negare il male commesso e senza illudere che l’inflizione di altro male sia idoneo a sanarlo, consenta di lavorare ‘secondo il bene’ su quel male e sui presupposti i quali lo abbiano agevolato ( dunque gettando per così dire un ponte sulle fratture – talora sugli abissi del male – che sappiamo scavare fra di noi).

Livio Ferrari, Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, ha invitato tutto il mondo del volontariato ad “alzare il livello delle strategie, non basta il cosiddetto ‘buonismo’, nel nostro tempo, infatti, stiamo assistendo all’azzeramento di conquiste civili conquistate negli anni passati con il sangue. Non abbiamo bisogno di una nuova economia, ma di una nuova società, una società più solidale dove la gente ricominci ad incontrarsi senza la ‘paura’ dell’altro visto come nemico. Riscopriamo il  senso della gratuità, ‘i soldi’ continuano a far ammazzare gli uomini fra di loro. Noi volontari siamo ‘scomodi a tutti’ : ai detenuti, per i quali rappresentiamo un modello di vita alternativo; per molti che fanno parte della polizia penitenziaria per i quali appariamo come degli ‘illusi’ che perseguono utopie che mai si realizzeranno; per le Istituzioni: quando qualche tempo fa si è affacciata l’idea di costituirci come ‘soggetto politico’ le Istituzioni ci hanno subito scoraggiato: Ci date già abbastanza fastidio così come siete adesso, immaginiamoci…”

 Il dott. Ferrari ha chiuso, infine, i lavori dell’Assemblea, citando S. Francesco D’Assisi.

“Affrontando le sfide quotidiane della giustizia, noi volontari potremmo essere sopraffatti dai problemi, dalla mancanza della piena realizzazione delle aspettative, dai fallimenti. Ma vorrei ricordare a tutti un episodio della vita di S. Francesco quando parlando con Frate Leone rivelava il segreto della “perfetta letizia” che non consisteva in nessun grande risultato raggiunto ma nello sforzo quotidiano per cambiare la nostra vita. Se noi cambiamo il mondo cambierà!

Don Bruno Oliviero

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