Back

 

La Giustizia Criminale in U.S.A.

considerazioni su alcuni aspetti della Giusticia Criminale negli Stati Uniti

 

Leggendo il documento dei Vescovi Americani, Responsability, Rehabilitation, and Restoration, pubblicato in occasione del Giubileo dell’anno 2000, ci si rende conto, leggendo il paragrafo sulle caratteristiche della popolazione carceraria, pag. 9, che la maggioranza dei detenuti sono Afro-Americani (da ora in poi userò la sigla A-A per indicarli) e Latino-Americani (popolazione U.S.A. originaria dell’america Latina, li indicherò con la sigla L-A)

Il documento afferma che come la maggior parte delle vittime sono A-A e L-A, così anche in carcere essi sono la maggioranza.

Gli A-A formano il 12% della popolazione degli USA pero rappresentano il 49% della popolazione carceraria.

I L-A formano il 9% della popolazione degli USA pero rappresentano il 19% della popolazione carceraria.

I vescovi continuano nella loro riflessione riportando studi recenti secondo i quali il razzismo e la discriminazione che continuano a flagellare la nazione Americana si riflettono in modo simile nel Sistema di Giustizia Criminale.

Questa semplice constatazione mi ha spinto ad approfondire le ragioni di questa presenza massiccia di A-A e di L-A nelle carceri americane e il loro posto nella società americana.

In un articolo pubblicato sulla rivista Message, Gilbert B. Cooper II ( E’ professore in Cleveland, Ohio, nella Romah Jumior Academy) traccia il quadro della situazione dei A-A al passaggio dell’anno 2000.

Nel suo articolo Cooper afferma che nonostante i molti progressi realizzati in tutti i campi non sembra che la situazione degli A-A sia cambiata di molto.

“In un tempo di grande apertura mentale e di grande tolleranza per differenti stili di vita sembrerebbe anacronistico parlare di razzismo e di uguaglianza, sfortunatamente la parola razzismo e la realta’ che essa evoca non appartiene al passato. Con questo non abbiamo nessuna intenzione di sottovalutare i grandi progressi e le grandi realizzazioni operate dagli A-A.”

Nel numero di Agosto 1999 della rivista Emerge, è stato riportato che gli A-A stanno “emigrando” nel settore delle Corporazioni e stanno operando nelle maggiori Compagnie.

Nell’articolo “Minding Our Business, ” è stato ricordato che Kenneth Chenault e il secondo A-A scelto per guidare una multinazione con 500 compagnie.

Sul fronte politico non possiamo dimenticare i successi raggiunti dal reverendo Jesse Jackson nella negoziazione per la liberazione del Lt. Robert Goodman in Damasco e quella dei tre soldati USA in Yugoslavia.

Il numero di Newsweek del giugno 1999 afferma che le entrate degli A-A sono salite al livello più alto e che viceversa la disoccupazione e scesa al suo livello più basso nell’ultimo quarto di secolo.

Il tasso dei graduati è aumentato significativamente fin dal 1973. La media del punteggio degli esami di graduazione degli A-A è molto più alta e la stessa frequenza alla scuola si è intensificata.

Quindi perché rovinare la festa? Non è il razzismo obsoleto? Non si sono forse riformati anche i razzisti più accaniti? E non ha cominciato la gente di colore a capire la loro reale potenzialità?

Eppure nonostante tutti i progressi i dati indicano che essi stanno ancora molto indietro rispetto ai Bianchi-Americani.

Molti sono inclini a dire di lasciare la razza fuori dalla discussione, ma è impossibile perché i dati presentano un' african-America società in caos.

L’Avvocato David Cole nel suo libro No Equal Justice: Race and Class in the American Criminal Justice System  elenca una serie di esempi di uno squilibrato sistema giudiziale. “La media di incarerazione per gli A-A è sette volte quella dei bianchi. Gli A-A formano il 12 per cento della popolazione negli USA ma  costituiscono più della meta della popolazione carceraria. Le loro sentenze sono più lunghe, hanno il più alto tasso di arresti e di carcerazione, la cifra che devono pagare per la loro cauzione è più alta, e sono spesso vittime della brutalità della polizia più dei bianchi.  Per ogni A-A maschio che si gradua in un College ci sono 100 arrestati.”

L’alto grado di episodi di brutalità della polizia nei confronti di gente di colore è da attribuire al modo con cui i poliziotti percepiscono gli A-A come criminali in base al colore della pelle. Queste percezioni si riflettono nelle tattiche di guerra al crimine e sono l’argomento sociale più scottante del momento in America.

Jeffrey Goldberg in un recente articolo uscito sul New York Times magazine, , scrisse riguardo al caso di Amadou Diallo, che ha catturato l’attenzione nazionale alcuni anni fa. “ Il sistematico tormento cui sono soggetti i taxisti di colore in New Jersey da parte della polizia, l’uccisione ingiustificata di Amodou Diallo un disarmato immigrato africano, da parte della polizia di New York e altri incidenti in altri Stati hanno portato la situazione tra la polizia e la gente di colore a un livello irreversibile di inimicizia.”

I mass Media hanno giocato un ruolo altrettanto importante in questa critica situazione dipingendo gli A-A con un ruolo che non testimonia la loro vera essenza.

Come risultato, gli A-A sono frustrati perchè molta gente rifiuta di accettare i talenti, le capacità e la volontà che essi hanno e il contributo che essi possono portare alla società.

L’immagine data alla società della cultura A-A è prodotta da crudeli o sconsiderati produttori, che consistentemente sponsorizzano molte false informazioni, stereotipi razziali come il Martin Show, Fox’s “PJ’s” (alcuni stereotipi razziali sono per esempio la mancanza di cultura dovuta all’evasione scolastica e la pigrizia, la mancanza di voglia di lavorare da parte della gente di colore che non rispecchia assolutamente la realtà) per non parlare del gangsta rap (una musica prodotta da artisti che in qualche modo sono cresciuti nella strada e che riflette le situazioni difficili da essi vissuti), che ancora di più perpetua i miti negativi riguardo agli A-A.

Ancora più scoraggiante è il fatto che gli A-A supportano cose che distruggono la nostra propria immagine.

In un recente articolo della rivista USA Today, titolato “Something to Offend Everyone” (Qualcosa per offendere tutti) si trattava dei film che acuiscono il solco razziale riempiendo lo schermo con taluni stereotipi. Sorprendentemente, il film che ha ricevuto le più grandi critiche è stato il film di Gorge Lucas: Star Wars, Episode I: the Phantom Menace, il cui personaggio Jar Jar Binks è stato considerato “il più repulsivo personaggio nella storia del genere fantascientifico...”, ha scritto Andy Seiler.

Per molti, noi siamo ancora visti attraverso stereotipi sociali costruiti artificialmente.

Continua

TOP

 

 

Don Bruno Oliviero