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L'amore di Dio vince ogni paura

 

Schiavi della paura?  

In questi giorni a Roma (dal 24 al 26 Settembre) si sta tenendo a Roma il World Social Summit. Il tema del Convegno promosso dalla Fondazione Roma con la collaborazione del Censis e il patrocinio  del Ministero degli Esteri, è “Fearless. Dialoghi per combattere le paure planetarie”. E’ un tema quanto mai attuale anche in Italia, infatti cosa è l’emergenza sicurezza di cui tanto si parla ai nostri giorni se non l’altra faccia della paura ( al di là della questione se, nell’intensità con la quale si manifesta, sia giustificata o meno)  nella quale la gente vive?

Guerre, terrorismo, immigrati, tracolli di grandi agenzie finanziarie, crollo delle borse, perdita di migliaia di posti di lavoro. Viviamo in un’epoca di ansie su tutti i fronti.  

Come gestire la paura globale così da non rimanerne paralizzati? 

La paura del futuro, di quel che può succedere, attanaglia i cuori di tutti, ma soprattutto dei giovani, e rende traballante anche il presente. Quando poi a tutto questo si aggiunge che nella cultura dominante oggi, denominata liquida, il relativismo filosofico ed etico impera, abbiamo un quadro abbastanza fosco della situazione attuale. (vedi la newsletter di Maggio 2005: Benedetto XVI e la società liquida) http://www.solidarity-mission.it/nl_maggio_2005.htm#newsletter  

Il sociologo Mario Pollo, , docente di pedagogia sociale dell’università Pontificia Salesiana e della LUMSA, così descrive la società liquida: “Per società liquida si intende una società priva di qualsiasi fondamento valoriale “solido” condiviso da tutti. L’accelerazione della liquefazione dell’attuale società definita post-modernità ha la sua origine sull’orientamento impresso alla società dal ruolo egemonico che l’economia ha assunto nella prima modernità. Lo sviluppo dell’economia esigeva l’eliminazione di qualsiasi realtà che rimandasse a qualcosa di “stabile”, di “solido”, di “eterno” che sarebbe stata d’intralcio all’espansione del potere economico. L’emarginazione del “sacro” e della “tradizione”, intesa come sedimento del passato nel presente, era per questa ragione inevitabile.”

A soffrire di più per questa situazione sono i giovani. Non ci meravigliamo allora che la maggioranza di essi per sfuggire a questa “cappa” angosciante che li sovrasta si rifugiano nel cosiddetto “sballo” , cercando così di sopravvivere.

 

La cultura dello sballo

E’ di pochi mesi fa la notizia della terribile morte di Nelly, una ragazza di 24 anni incinta e in procinto di sposarsi, ad opera di un drogato che al volante di un auto ha invaso la corsia opposta ed è andato a schiantarsi frontalmente sull’auto guidata dalla giovane donna. Purtroppo questa non è l’unica tragedia, sono centinaia i giovani che muoiono a causa di droga ed alcool. E l’età di coloro che fanno uso di queste sostanze si abbassa paurosamente. Sono ragazzi e ragazze adolescenti adesso i soggetti più a rischio. Questo fenomeno è stato chiamato da alcuni esperti “la cultura dello sballo”. Alcool e droga ti procurano un senso di euforia, ti trasfigurano la realtà e questo diventa un modo abituale di “divertirsi”. Se a ciò si aggiunge il clima infuocato della discoteca, la musica sparata a più di 120 decibel, si comprende come i ragazzi finiscano per ritrovarsi storditi e “fuori di sé”. Per qualche ora si dimenticano della monotonia della vita quotidiana. Una vita (quella reale, quotidiana non quella virtuale) nella quale questi ragazzi si sentono spaesati, insicuri e fragili di fronte alle prove e alle difficoltà di ogni giorno.  

In questo vuoto pauroso le parole del Santo Padre Benedetto XVI sono come luce nelle tenebre.

 

Costruite su fondamenta solide

E’ il mandato che il Santo Padre Benedetto XVI ha consegnato ai giovani d tutto il mondo in occasione della Giornata mondiale della Gioventù tenutasi a Sidney in Australia il 15 Luglio scorso: Costruite una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dalla chiusura che mortificano le nostre  anime e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sa chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire n futuro di speranza per tutta l’umanità”. 

L’amore a cui fa riferimento Benedetto XVI era una realtà sconosciuta fino all’avvento di Gesú, il Figlio di Dio. Fu tale l’impatto che ebbe l’originalità, la “purezza” del suo amore da far pensare, perfino ai suoi parenti, che ci fosse qualcosa che non andava in Lui.

 

Il vero amore ti fa “uscire fuori di te”, ti fa andare in ecstasy!

Nel Vangelo di S. Marco al capitolo terzo si racconta che mentre Gesù si trova a casa di Pietro i suoi parenti vorrebbero che uscisse dalla casa per impadronirsi di lui perché dicevano : "E' fuori di sé" (Mc.3,21). Perché i parenti pensavano una simile cosa di Gesú? Per capirlo bisogna approfondire gli eventi precedenti e che sono descritti nei primi capitoli del vangelo.  Appena dopo il battesimo ad opera di Giovanni Battista (cfr. Mc. 1,9 ss) come in un crescendo l'evangelista mette in risalto la potenza che si manifestava in Gesú e che faceva esclamare alle folle: "Non abbiamo visto mai niente di simile" (Mc.2,12) Cosa stava succedendo? In Gesú si manifestava una potenza incredibile che faceva vedere i ciechi, camminare gli zoppi, risuscitare i morti...Gesú era anche più forte delle potenze demoniache tanto che bastava una sua parola per metterli in fuga.

 

Un amore “firmato”…Gesú Cristo!

Tutto questo avrebbe anche potuto far piacere ai suoi parenti, avrebbero anche potuto sentirsi orgogliosi di Lui, ma la cosa che non riuscivano a capire era che Gesú faceva tutto questo... gratuitamente! Non prendeva nessuna ricompensa! Anzi siccome la sua fama si era diffusa in tutta la regione, veniva gente da tutti i luoghi nella speranza di essere guariti dalle loro infermità tanto che sia Gesú che i suoi discepoli non avevano più nemmeno i tempo di mangiare (cfr. Mc.1,45. 6, 30 -32) Non solo. Quello che più li stupiva e che li faceva diagnosticare una sorta di infermità mentale era l'abitudine che Gesú aveva di frequentare compagnie dubbie: pubblicani, peccatori, delinquenti, prostitute e Rom-ani. E anche se Lui stesso aveva risposto, a coloro che gli avevano domandato il perché di quella scelta, che erano i malati che avevano bisogno del medico e non i sani e che Lui era venuto a chi-amare i peccatori (cfr. Mc.2,17), i parenti si stavano convincendo sempre più che Gesú era matto tanto che si erano recati a  casa di Pietro e volevano impadronirsi di lui perché dicevano: " E' fuori di sé"   ( Mc.3,20)

 

Una “follia”, l'amore puro, che da' la vita!

Dopo un'analisi imparziale del Vangelo dobbiamo effettivamente concludere anche noi che davvero Gesú era "pazzo" ...pazzo d'amore! Come è importante per la generazione del terzo millennio questa "follia" che fa "uscire fuori di sé" quanti "sani" chiusi dentro se stessi, prigionieri nel carcere del loro egoismo! Incapaci di guardarsi attorno per "vedere" le sofferenze dei fratelli, tutti occupati nella ricerca dei loro interessi, del loro tornaconto, pronti a tutto pur di vedere accresciuto il loro conto in banca, tutti preoccupati della loro "sicurezza" pronti ad alzare "muri" di difesa contro quella parte di umanità affamata che potrebbe mettere in pericolo la loro ricchezza. E se questa umanità si dovesse ribellare contro lo strapotere dei "sani" di mente?  E' pronto l'esercito, sono pronte le prigioni per ridurre a più miti consigli i "facinorosi"...Una sanità questa che moltiplica gli zoppi, i ciechi, i morti fisici e i morti "dentro" I nemici di Gesú festeggiarono e pensarono di aver risolto il "Caso Clinico" chiamato Gesú quando lo appesero a una croce... Si resero conto solo dopo tre giorni che Gesú era più vivo e più "fuori di sé" di prima e che la sua "follia" era... contagiosa... In trecento anni la follia di Gesú conquistò l'Impero romano. Continua ad effondere la tu follia Gesú anche nei nostri tempi, liberaci dalla prigione del nostro egoismo perché ancora oggi i ciechi vedano gli zoppi camminino, i morti risuscitino, ai carcerati venga annunciata la liberazione e ai poveri, la Buona Notizia .

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Don Bruno Oliviero